Il volto e l'atteggiamento di Bernardino degli Albizzeschi (nato nel 1380 e morto nel 1444) sono inconfessabili; scarno, non bello ma simpatico, scalzo e vestito di sola tonaca biglia alla francescana, volto incavato e ossuto, labbra sottili e fra le mani il nome di Gesù.
Le fattezze di Bernardino da Siena le conosciamo bene per le molte raffigurazioni che i suoi contemporanei e soprattutto i senesi, ci hanno tramandato. Ma qual era la fisionomia interiore di Bernardino? Un santo senza eccessi, che non ha paura di parlare dei suoi limiti e dei suoi difetti, paziente con i deboli che dimostrano buona volontà, ma duro con il vizio. La sua voce è rimasta celebre per la forza e l'irruenza.
Vive sulla strada dove incontri gli uomini che devono portare a Cristo.
In convento ritorna solamente per pregare e studiare. Orfano di padre e di madre si fa presto notare per vivezza di intelligenza e per la generosità. A venti anni tronca gli studi per dedicarsi al servizio degli appestati nell'ospedale della sua città.
Poco dopo distribuisce i suoi beni ai poveri per intraprendere la vita religiosa.
A ventidue anni inizia il noviziato nel convento di Colombano sull'Amiata, a ventiquattro anni diventa sacerdote.
Dopo un breve periodo di studio uscì dalla sua cella di francescano a Fiesole per intraprendere l'apostolato itinerante, come Cristo e gli Apostoli e come Francesco voleva facessero i suoi frati.
Nel 1417 tenne la prima grande predicazione a Genova e dopo ne compì moltissime altre nell'Italia settentrionale e centrale.
Bernardino fu un precursore dell'unità d'Italia.
Nella sua fervida fantasia pensò che un simbolo religioso avrebbe potuto, in qualche modo, unire le varie popolazioni della penisola.
Fece dipingere delle tavolette che nella parte centrale portavano in oro le lettere JHS (Jesus) con intorno raggi luminosi.
Il culto al Santo Nome di Gesù si propagò rapidamente in città e villaggi dove egli e i suoi fratelli predicavano, ascoltati da folle innumerevoli. Acclamato come il più grande predicatore popolare dell'Italia, anche se malato e debole, mai volle rinunciare di salire sul pulpito per istruire il popolo. Nel maggio 1444 lasciò Siena per incamminarsi verso l'Aquila.
Il suo desiderio era quello di arrivare nel Regno di Napoli e suscitare anche là l'entusiasmo alle folle della parola di Dio.
Arrivò appena alle porte dell'Aquila che un altro regno gli si schiuse: morì in un lettuccio del convento aquilano di San Francesco il 20 maggio 1444, all'età di sessantaquattro anni.
TORDANDREA E SAN BERNARDINO
La chiesa parrocchiale fu eretta nel 1472 e dedicata a San Bernardino, probabilmente dietro iniziativa dei frati del vicino convento della Porziuncola, dove il Santo era stato e aveva soggiornato.
Ricordiamo che il grande senese era stato dichiarato Santo dal Papa Nicolò V nel 1450. C'è anche da tener presente che allora e fino al 1850, la basilica della Porziuncola dipendeva dalla parrocchia di Tordandrea ed era quanto mai logico che la parrocchia territoriale da cui dipendeva la culla del francescanesimo fosse dedicata ad una figura nuova della grande famiglia serafica, come era appunto San Bernardino da Siena.
Tra i vari ricordi del Santo, Tordandrea conserva le due vecchie
campane (una del 1575 e l'altra del 1609) con i simboli della tradizione bernardiana. Esiste la reliquia del Santo e una Confraternita con il nome del Santo.
Molto importante la tavola che domina la parete sopra l'altare, raffigurante San Bernardino in ginocchio davanti alla scena della presentazione al tempio del Signore.
L'opera di scuola del Pinturicchio è stata radicalmente restaurata.